Il precursore delle misure contro il Covid-19? Un editto contro le epidemie del 1680

Chi non si ricorda delle misure adottate contro il Covid-19? Nella primavera del 2020, per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale, il Consiglio federale è ricorso al diritto di necessità per imporre la chiusura di negozi, bar, ristoranti e persino luoghi di culto e limitare drasticamente il traffico di confine.

Questo genere di provvedimenti epidemiologici, tuttavia, non era una novità. A cavallo del 1900, grazie alla sua altitudine, Davos era diventata una stazione climatica che accolse circa 16 000 persone affette da tubercolosi, in cerca di guarigione. Prima dell’arrivo di nuovi ospiti, tutto doveva venire disinfettato a norma di legge. E chi doveva tossire, era tenuto ad usare un «Blauen Heinrich», una sputacchiera.

Molto più drastici furono i provvedimenti presi nell’agosto del 1680 dal Libero Stato delle Tre Leghe, il predecessore degli attuali Grigioni. Secondo quanto riportato in un editto conservato presso la Biblioteca cantonale (dei Grigioni), i rappresentanti delle Tre Leghe istituirono un presidio medico contro l’epidemia alla frontiera: chi intendeva oltrepassare il confine, avrebbe dovuto esibire una ‘bolletta’, ossia un certificato di stato in salute. Da allora in poi, non poterono più entrare o transitare nelle Tre Leghe persone provenienti dalla Bassa Austria, dall’Ungheria o dalla Sassonia, né mendicanti e vagabondi. Il ricorso a questi provvedimenti fu dettato dalla paura della peste, un’angoscia radicata nel profondo. Secondo stime di quei tempi, intorno al 1630, solo nei Grigioni le vittime della peste furono circa 20 000, su una popolazione complessiva di 70 000 abitanti.

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